venerdì 9 gennaio 2004

A Witzer

Sembra ieri, quando come una belva ferita mi aggiravo tra le quattro mura della mia stanza nella tristezza della mia solitudine. Un susseguirsi di giorni senza senso. Tutti uguali, grigi, ed io che mi andavo consumando. Leccavo le mie ferite, ma niente sembrava potesse mai guarirle erano sempre lì, profonde, sanguinanti.

Dov’ero? Mi ero perso, e tutto attorno era ostile…troppo! Cercavo di far finta di nulla, ed anche se la mia corazza di ghiaccio sembrava intatta, dentro non vi era altro che un cucciolo ferito, spaventato, smarrito. Cos’era tutto questo se non l’Inferno?

Poi, un giorno come tanti, mentre mi trascinavo con fatica nel sentiero della mia esistenza, d’un tratto quelle nuvole plumbee che costituivano il mio cielo, iniziarono a dissolversi. Era notte, com’era strano rivedere le stelle! La luna risplendeva nel cielo, con un chiarore che sembrava quasi volesse far invidia al sole. Cosa stava accadendo? I ghiacci che mi avvolgevano e sembravano essere eterni…iniziavano sciogliersi, frantumandosi in mille cristalli. Mi sentivo leggero, sentivo il battito del mio cuore, cominciavo a ritrovare le forze, anche se le ferite sanguinavano ancora. Adesso le vedevo molto chiare, erano più di quelle che immaginassi. Cominciai a sentire una voce lontana, e viaggiai per giorni nel tentativo di raggiungerla.
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Durante tutto il mio vagare quella voce mi faceva compagnia, com’era strano dormire la notte. E nella mia solitudine non mi sentii più solo. Il giorno che vidi per la prima volta i tuoi occhi, era un giorno d’inverno. Eravamo confusi, spaventati, come due naufraghi che si ritrovavano aggrappati allo stesso pezzo della nave che è affondata. Il tuo sorriso mandò il mio cuore in tumulto.
Quanto desideravo stringerti tra le mie braccia, sin da subito. Ma avevo troppa paura che sparissi come per incanto. Il nostro primo bacio fu breve, ma fu il soffio vitale che tanto agognavo. Mi portasti con te, e nell’intimità della tua stanza potemmo perderci l’uno nell’altro, lasciando il resto del mondo fuori. E ripensai a tutta la mia vita, tra le tue braccia potei finalmente vivere quella adolescenza che mi fu negata. Quando nella disperazione invocai la Morte come l’unica amica che potesse darmi un po’ di pace col suo freddo abbraccio. I tuoi baci risvegliarono la mia anima dormiente da quella coltre di ghiaccio che nessuna spada sembrava potesse scalfire. Ero vivo!

Mi risvegliai, credevo fosse stato tutto un sogno, ma tu eri lì, mi abbracciavi. Scivolo piano giù dal letto senza fare rumore per non svegliarti. Davanti allo specchio, nudo, rimango attonito. Dov’erano le ferite sanguinanti? Dov’erano tutti i lividi che ricoprivano il mio corpo? Nulla! E mentre continuo a guardare, vedo cadere l’ultimo pezzo di ghiaccio della mia corazza!

Col tuo amore hai saputo donarmi una vita che non avrei mai potuto immaginare. Adesso posso correre felice in un mondo fantastico, dove Tu sei morbida erba sotto i miei piedi, dove Tu sei il vento che mi accarezza la pelle, dove Tu sei il fiume che mi dà ristoro, dove Tu sei la foresta di cui sono il re incontrastato. 

In quel luogo meraviglioso dove ci sei Tu…
…l’uomo dolcissimo di cui sono innamorato.

Hell’74